sabato 24 dicembre 2016

La cantante cagna



Storia vera di Florence Foster Jenkins, ricca mecenate della scena musicale newyorkese degli anni Quaranta, tanto generosa quanto priva di talento. La sue dubbie qualità canore vengono incoraggiate dall’amorevole marito e favorite da un ambiente musicale che cinicamente mira solo ai suoi finanziamenti.
La parabola di Florence pare essere una perfetta esemplificazione del concetto di umorismo pirandelliano. A prima vista lei appare come una figura grottesca e le sue esibizioni canore assolutamente comiche (e così le percepisce il pubblico, decretando un inaspettato successo dei suoi dischi), ma sotto questa maschera si cela la tragedia personale di una donna, ricca sì, ma segnata nel fisico e nell’anima dalla sifilide presa dal primo marito, sterile, che trova nella passione per la musica l’unica ragione di vita.
Anche il suo ultimo marito, St. Clair Bayfield (un perfetto Hugh Grant), è un personaggio più sfaccettato di quanto sembri: la ama sinceramente anche se convive con un’amante in un altro appartamento, asseconda le ambizioni artistiche di Florence ma senza secondi fini e – anzi – la protegge in ogni modo dalle critiche, cercando di preservare l’insensato sogno della moglie di essere una grande interprete.
Florence è un film dolce-amaro, dalla scrittura molto elegante e raffinata, una brillante commedia molto british, venata da momenti commoventi, ma che non diventa mai lacrimevole grazie alla regia dell'accorto Stephen Frears, interpretata da un cast perfetto, a partire dalla straordinaria Meryl Streep fino allo strepitoso Simon Helberg (il Wolowitz di Big Bang Theory) nello scomodo ruolo del pianista Cosmé McMoon, costretto ad accompagnarla nelle sue tragicomiche esibizioni.

Florence (Florence Foster Jenkins, Gran Bretagna 2016)
Un film di Stephen Frears.
Con Meryl Streep, Hugh Grant, Simon Helberg, Rebecca Ferguson, Nina Arianda.
Durata: 110 min.

lunedì 19 dicembre 2016

Quella sporca mezza dozzina


Rogue One è uno spin off della saga di Star Wars che si colloca temporalmente prima del quarto episodio. Una squadra di ribelli guidata da Jyn Erso deve procurarsi i progetti della Morte Nera in un archivio dell'Impero. Si sa come va a finire.
Il film, diretto dal giovane Gareth Edwards, si avvale di un buon cast, è ottimamente confezionato e perfettamente coerente visivamente con l'universo ruggine e sfatto del capostipite. Felicity Jones è una convincente eroina riluttante e ci regala un'altra figura di donna forte e combattiva catapultata in una battaglia più grande di lei.
Pur osando un finale piuttosto sorprendente (ma perfettamente logico), gli ingredienti della trama non si discostano molto dall'universo di fiabe e miti da cui attinge un po' tutta la saga, anche se qui la storia sembra strizzare l'occhio anche ai film di guerra tipo Quella sporca dozzina.
Rogue One sembra confezionato per non scontentare nessun fan. E infatti si prova un certo brivido quando finalmente compare Darth Vader (uno dei pochi personaggi storici presenti nel film) con la sua bella spada laser sguainata. E si incontra poi con un certo sconcerto anche un redivivo Peter Cushing (digitale) nel ruolo di Tarkin. Quanta nostalgia!
Però da uno spin off mi sarei aspettato un po' più di coraggio nell'esplorare qualche soluzione più originale e personale nella messa in scena. Ma evidentemente si tratta sempre di un prodotto che orbita nell'ingombrante franchising multimilionario di Star Wars e la libertà creativa viene tenuta a bada con il guinzaglio corto.

Rogue One: A Star Wars Story (USA 2016)
Un film di Gareth Edwards. 
Con Felicity Jones, Diego Luna, Ben Mendelsohn, Mads Mikkelsen, Riz Ahmed. 
Durata 133 min. 

venerdì 11 marzo 2016

C'era una volta Hollywood


L'instancabile Eddie Mannix (Josh Brolin) passa la giornata a risolvere i problemi dello Studio nella Hollywood degli anni Cinquanta, tra star di peplum rapite da comitati di sceneggiatori comunisti, attrici incinte, attori cani, giornaliste a caccia di scandali e la prospettiva di un lavoro più facile e meglio pagato…
Ave, Cesare! è un nostalgico e divertente affresco dell'industria del cinema verso la fine della sua età d'oro, quando la gente andava ancora in massa al cinema e la tv aveva appena iniziato a diffondersi, quando le vite "private" dei divi erano costruite e controllate nei minimi dettagli dagli studios.
I fratelli Coen omaggiano alcuni generi classici dell'epoca, a partire dal peplum (L'Ave, Cesare! che dà il titolo al film), e poi il western, il musical, e la commedia, con splendide sequenze girate con grande precisione filologica e perfetta imitazione degli originali. Le scene musicali (sia quelle di nuoto coreografato alla Esther Williams che il classico numero di ballo alla Fred Astaire) sono assolutamente deliziose. Ma il meglio lo regalano nel raccontare quello che accade dietro le quinte, come l'esilarante riunione con i membri di differenti confessioni religiose chiamate a dare un parere sul copione di un film su Cristo (con battute degne del miglior Woody Allen) o il gruppo di comunisti che spiega Marx a Baird Whitlock, il protagonista di Ave, Cesare! (un irresistibile George Clooney, vestito da centurione romano per tutto il film). Gli sceneggiatori comunisti sono la versione parodistica di quelli (veri e drammaticamente perseguitati) appena visti nel film Trumbo, ma il comico epilogo – con tanto di sommergibile russo in stile 1941 - Allarme a Hollywood – fa scivolare le loro gesta sovversive inevitabilmente nella farsa. Le loro giuste rivendicazioni perdono credibilità nel momento in cui giustappongo al mondo illusorio hollywodiano (di matrice capitalista), l'altrettanto pernicioso sogno di una perfetta società comunista.
Le tribolazioni di Mannix sono narrate come in un vecchio thriller, con tanto di enfatica voce off. Attraverso di lui incontriamo i vari personaggi dell'industria del cinema e del suo sottobosco, una galleria di affettuosi e divertiti ritratti, interpretati da uno stuolo di attori noti (Ralph Fiennes, Scarlett Johansson,Tilda Swinton, Frances McDormand, Channing Tatum, Jonah Hil, Christopher Lambert)
Dopo l'incursione infernale nel mondo di Hollywood di Barton Fink, i Coen tornano a raccontare la capitale del cinema americano con un film più leggero e scanzonato, un riuscito divertissement dal gusto retrò, intelligente e spiritoso. Per cinefili e non.

Ave, Cesare! (Hail, Caesar!, USA 2016)
Un film di Ethan Coen, Joel Coen.
Con Josh Brolin, George Clooney, Alden Ehrenreich, Ralph Fiennes, Scarlett Johansson,Tilda Swinton, Frances McDormand, Channing Tatum, Jonah Hill,
Durata 106 min.

sabato 20 febbraio 2016

Lasciate che i bambini vengano a me


Storia del team di giornalisti del Boston Globe che nel 2001 scoperchiano il caso della pedofilia tra i preti cattolici della città e i vergognosi insabbiamenti messi in atto dalla curia, coinvolta fino ai massimi livelli.
Potente film d'impegno civile che in modo sobrio e limpido racconta come è nata e si è sviluppata un'inchiesta giornalistica entrata nella storia (e vincitrice del Premio Pulitzer nel 2003). La pellicola mette in scena sia le storie delle vittime che la lotte di chi per anni è rimasto inascoltato e screditato (come l'avvocato Garabedian – uno straordinario Stanley Tucci) in una comunità in cui regna il silenzio e l'omertà. Tutti hanno le loro colpe in questo scandalo di violenze sui minori perpetrate per decenni, anche la stampa. Infatti i giornalisti del team Spotlight, stimolati da un outsider come il nuovo direttore Marty Baron (non a caso ebreo), scoprono che avevano da anni sotto il naso tutti gli elementi del caso, colpevolmente ignorati. Renderanno giustizia alla categoria con un'inchiesta da manuale, che non si limiterà alla cronaca locale, ma rivelerà un intero sistema marcio all'interno della Chiesa cattolica americana e nel resto del mondo. Cast straordinario (ottimi Keaton e Ruffalo), regia secca a supporto della storia, ma che non manca di idee visive efficaci, come mettere negli esterni sempre una minacciosa cattedrale o un campanile sullo sfondo. Istruttivo.

Il caso Spotlight (Spotlight, USA 2015)
Un film di Thomas McCarthy.
Con Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber, John Slattery, Brian d'Arcy James, Stanley Tucci.
Durata 128 min.

mercoledì 17 febbraio 2016

La forza della penna

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale Dalton Trumbo è lo sceneggiatore più pagato d'America. Ma è anche un attivo membro del Partito Comunista che durante gli scioperi a Hollywood si batte al fianco delle maestranze meno retribuite. Dopo uno scontro con la commissione contro le attività anti-americane, finisce ingiustamente in galera. Perde casa e contratti con le major, ma con grande tenacia, e l'appoggio della famiglia, riprende a scrivere sotto pseudonimo (vincendo pure degli Oscar), combattendo così a modo suo le inique liste nere in cui molti americani erano finiti in quegli anni bui.
Solido biopic, interpretato da un grande Bryan Cranston (nominato all'Oscar), su una delle più celebri vittime della caccia alle streghe. Il tema è stato affrontato varie volte al cinema (dal Il prestanome al più recente Good Night, and Good Luck) e qui incrocia fatalmente la vita di un'idealista pragmatico, che farà del suo lavoro uno strumento per scardinare l'idiozia delle liste di proscrizione. La battaglia che combatterà, in modo spesso ossessivo, metterà a repentaglio la vita famigliare, ma alla lunga avrà l'ultima parola, come recita il titolo italiano del film.
La pellicola ci mostra, ma con un po' di amarezza, che in fondo l'America ha gli anticorpi per combattere le epidemie fascistoidi che ciclicamente la colpiscono. Ci offre anche un bello spaccato della Hollywood di quegli anni tempestosi, con le sue star liberal (come Kirk Douglas) e i divi destrorsi (come John Wayne). Ottima Helen Mirren nel ruolo della perfida Hedda Hopper, ex-attrice divenuta potente regina del gossip hollywoodiano. Da non perdere lo spezzone con l'intervista al vero Trumbo, messa curiosamente nei titoli di coda, che funziona meglio del discorso per il premio del Writers Guild of America che chiude il film. Per cinefili.

L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo (Trumbo, USA 2015)
Un film di Jay Roach.
Con Bryan Cranston, Diane Lane, Helen Mirren, Louis C.K., Elle Fanning.
Durata 124 min.

sabato 6 febbraio 2016

8 uomini in baita


Il cacciatore di taglie John "il boia" Ruth sta portando a Red Rock una donna destinata al patibolo. Sulla sua strada incontra prima un collega, il maggiore Marquis Warren, e poi il nuovo sceriffo della città. Colti da un tempesta di neve, trovano rifugio all'emporio di Minnie, dove incontrano tre loschi individui e un vecchio generale confederato. La situazione si farà ben presto molto tesa.
L'ottavo film di Tarantino è un efferato western da camera, girato nel tradizionale formato panoramico classico del genere, nonostante gli esterni non siano molti. L'uso della pellicola in 70 mm ha permesso però una sontuosa messa in scena, con un profondità di campo e una resa dei dettagli altrimenti impossibile, nonché un aspetto cromatico che rimanda agli amati spaghetti-western.
Gran parte del film si svolge in un claustrofobico emporio illuminato come una scena teatrale. Nell'insieme il film risulta meno pirotecnico ed eccessivo del precedente Django Unchained, con una regia controllata ed una sceneggiatura precisa nell'accrescere il senso di paranoia e di pericolo. I dialoghi e l'affabulazione tipica dei film di Tarantino hanno più peso dell'azione e della violenza (almeno nella prima parte). Risulta un film più compatto, con meno stravaganze e divagazioni del solito, ma particolarmente efficace nel sondare le psicologie dei protagonisti. E proprio dai rapporti tra i personaggi che vengono i colpi di scena più riusciti.
L'emporio di Minnie è un covo di serpenti (veramente hateful), pieni di odio, sospetto, avidità, rancore, e sete di vendetta, un palcoscenico in cui l'umanità dà il peggio di sé: nessuno è innocente e non ci può essere salvezza.
Da buon cinefilo, Tarantino ha infarcito il film di citazioni e rimandi, spesso a pellicole assolutamente insospettabili e lontane dal genere, da Dieci piccoli indiani a La cosa, ma le suggestioni si amalgamano perfettamente nel suo personale e originale senso del Cinema.
Gran prova dell'ottimo cast (in gran parte habituée dei film del regista) e notevole colonna sonora originale del grande Ennio Morricone. The Hateful Eight è finora il film più maturo di Tarantino, bello come un colpo di pistola tra gli occhi.

The Hateful Eight (USA 2015)
Un film di Quentin Tarantino.
Con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demiàn Bichir, Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, Channing Tatum.
Durata 167 min.

sabato 30 gennaio 2016

Mai una Joy


Joy, giovane madre divorziata, rinuncia ai suoi sogni per mandare avanti una famiglia disastrata: madre apatica tele-dipendente, padre che insegue improbabili avventure romantiche, ex marito cantante fallito. Solo la nonna la incoraggia a realizzare i suoi progetti. Quando inventa un mocio rivoluzionario dovrà affrontare una lunga dura battaglia, anche tra le mura domestiche. Da una storia vera.
Jennifer Lawrence veste nuovamente i panni – ormai consueti – di una donna combattiva e determinata. Nonostante il film verta sulla storia di un'invenzione poco affascinante, l'arduo cammino per il successo, e la dura lotta per liberarsi da legami e consuetudini familiari nocive, merita la nostra attenzione.
Quella di Joy è una tipica storia americana di successo, intraprendenza, coraggio e genialità. Il film è un omaggio sentito alle donne che cercano di migliorare il mondo (anche con innovazioni apparentemente insignificanti come un mocio che si strizza da solo), un omaggio alle donne che non smettono di seguire i propri sogni.
Il regista-sceneggiatore David O. Russell riunisce il cast vincente de Il lato positivo e American Hustle: De Niro è Rudy, il padre strambo e po' irritante, e Bradley Cooper è l'affascinate dirigente di un neonato canale televisivo di televendite. Una menzione anche per Isabella Rossellini, molto efficace nel ruolo della sedicente donna d'affari (e compagna di Rudy) che finanzia inizialmente l'impresa.
Russel come sempre è bravo a gestire gli attori e costruire scene madri con una regia appassionata e nervosa. Il ritratto di donna che ne risulta ricorda un po' il miglior Cassavetes. Bello.

Joy (USA, 2015)
Un film di David O. Russell.
Con Jennifer Lawrence, Robert De Niro, Bradley Cooper, Edgar Ramirez, Diane Ladd, Virginia Madsen, Isabella Rossellini.
Durata 124 min.

mercoledì 20 gennaio 2016

Chi non muore...


Il film si ispira all'incredibile avventura vissuta da Hugh Glass nel 1823. Esperta guida ed esploratore, mentre partecipa ad una spedizione di un gruppo di cacciatori di pelli nell'alta valle del Missouri, rimane ferito in uno scontro con un grizzly. Abbandonato dai compagni in fin di vita, sopravvive e dopo mille peripezie ritorna a Fort Kiowa per la resa dei conti.
Tour de force per DiCaprio, in un film estremo alla Herzog, con una spruzzata di Malick (scenografo e direttore della fotografia arrivano dal suo team di fiducia), ma con meno lirismo e profondità e più crudezza e azione. L'attore dà una convincente prova fisica e interpretativa pur essendo costretto al mutismo per gran parte del film: dopo aver intascato già un Golden Globe, la sua performance convincerà pure i membri dell'Academy?
Iñárritu farcisce il film di vari argomenti tosti senza essere troppo didascalico: l'eterna lotta dell'uomo contro la natura matrigna, la denuncia ecologica (lo sterminio di bisonti e la caccia forsennata alla fauna locale), quella storico-sociale (la pulizia etnica dei nativi) e il ritratto di una violenta economia predatoria. Fitzgerald (un ottimo Tom Hardy, più odioso che mai) è la quintessenza di questa società avida e senza pietà: splendido il suo monologo su un mondo utilitaristico dove si scopre Dio in uno scoiattolo che ci può salvare dalla fame.
Co-protagonista del film è una natura incontaminata (splendidamente fotografata dal due volte premio Oscar Emmanuel "Chivo" Lubezki) che riempie lo schermo di panorami mozzafiato, fiumi turbolenti, venti tempestosi, valanghe e finanche meteore. Nonostante la durata, il film scorre alla sua conclusione piuttosto spedito, con un paio di sequenze memorabili (l'incipit nella foresta allagata, l'attacco indiano e il terrificante scontro con l'orso). Il finale riesce positivamente a sorprendere.

Revenant - Redivivo (The Revenant, USA 2015)
Un film di Alejandro González Iñárritu.
Con Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Domhnall Gleeson, Will Poulter, Forrest Goodluck.
Durata 156 min.